Eccomi a raccontare la mia seconda Monza Resegone… tutto inizia a marzo: quest’anno sono 7 i Porticina che la vogliono affrontare, ai 6 dell’anno scorso si aggiunge il grande Mich, dobbiamo quindi cercare altri due runner per riuscire a comporre tre squadre. Dopo varie ricerche li troviamo: Francesco e Lorenzo. A questo punto è necessario un rimescolamento delle squadre, mi tocca abbandonare i fidati e ben collaudati compagni di avventura dell’anno scorso (il Pani e Fabio) e mi unisco a Francesco e Lorenzo, così da creare, almeno sulla carta, squadre più equilibrate, ma soprattutto perché Francesco è un mio amico di vecchia data, e, anche se nell’ultimo periodo non ci siamo frequentati molto, condividiamo un passato di corse e piccole avventure alpinistiche. Lorenzo invece, amico e collega di Francesco, non lo conosco. Confesso che all’inizio ho avuto un po’ di preoccupazioni, l’anno scorso la sublime armonia della squadra è stata un fattore decisivo per le splendide emozioni vissute in gara, sarà così anche quest’anno con compagni nuovi? Un paio di allenamenti insieme sono sufficienti per capire che la risposta è affermativa. Atleticamente siamo piuttosto equilibrati, ma soprattutto condividiamo da subito il vero spirito della Monza Resegone, e cioè godersela dal primo all’ultimo chilometro senza alcuna velleità cronometrica. Francesco ha un enorme potenziale atletico dovuto ai tanti anni di ciclismo, e, anche se non ha mai corso una maratona e soprattutto soffre di una leggera infiammazione al ginocchio, so che non mollerà mai. Lorenzo ha alle spalle alcune maratone corse con ottimi tempi, ma soprattutto capisco subito che sarà il saggio del gruppo. La squadra è pronta.
Purtroppo, pochi giorni prima dell’iscrizione, Fabio comunica la sua impossibilità a partecipare alla Monza Resegone, a causa di un infortunio piuttosto serio che lo ha obbligato addirittura a letto per alcuni giorni. Mi dispiace tantissimo per lui, so quanto ci tenesse a questa gara, anche lui, come tutti noi, l’anno scorso è stato letteralmente stregato. Abbiamo di nuovo bisogno di un runner per completare le squadre. La ricerca non è facile, soprattutto per non alterare gli equilibri che nel frattempo si sono creati nelle altre squadre. Alla fine compare Claudio, anche lui alla prima esperienza di Monza Resegone, non ho avuto modo di conoscerlo, ma a detta dei suoi compagni è perfetto per la squadra. Finalmente è tutto pronto, gli allenamenti si susseguono regolari e, in men che non si dica, arriva il giorno della gara.
Quest’anno non ho motivi per preoccuparmi, rispetto all’anno scorso godo di ottima forma, e soprattutto so che la Capanna Monza non è irraggiungibile, tuttavia il giorno della gara soffro della stessa ansia che provavo prima degli esami all’università, ho lo stomaco chiuso e non riesco ad alimentarmi come vorrei e dovrei. Finalmente arriva la sera, la compagnia dei miei compagni e degli altri Porticina permette di trasformare l’ansia in adrenalina. È ora, col pettorale 72 partono Pani, Mich e Claudio, li incito da dietro il palco. Dieci minuti circa più tardi partiamo noi con il pettorale 102, l’emozione del palchetto e della discesa lungo via Vittorio Emanuele gremita di gente è indescrivibile. Anche quest’anno il Ponte dei Leoni è tinto di giallo porticina, insieme agli amici e famigliari c’è anche la terza squadra (Paolo, Daniele e Ale) che partirà più tardi con il pettorale 224. Inutile dire che abbiamo percorso il primo mezzo chilometro ad andatura elevatissima, troppa adrenalina! Arrivati in via Lecco cerchiamo di prendere il passo. Purtroppo, pochi istanti prima della partenza, il GPS di Lorenzo su cui facevamo affidamento per verificare il passo, si spegne definitivamente. Non fa niente, ci affidiamo alle nostre sensazioni e al mio cardio frequenzimetro.
A bordo strada vedo fare il tifo anche Massimo il cognato di Paolo, veterano della Monza Resegone, fermo ai box per un problema al ginocchio, spero che rientri presto a correre in gruppo.
Mi metto al comando per dare il ritmo, Francesco appena dietro di me è concentrato, cerca di nascondere la sua preoccupazione per il ginocchio, ad un certo punto dice: “se arrivo al 15k senza dolore è fatta!”. Lorenzo ci controlla da dietro. I chilometri passano in fretta, misurando i tempi ai cartelli (imprecisi) ogni 5k calcoliamo un passo di circa 4.50 min/k, perfetto proprio quello stabilito a tavolino. Superiamo alcune terne ed ogni volta ci si incita a vicenda. Ci superano anche i top runner, prima la ME.PA (classificata seconda) poi l’Affari e Sport Top (vincitori), sono di un altro pianeta!!! Ad Osnago (15K) ci sorprende un violento temporale, in pochi istanti sono più bagnato di quando faccio la doccia. Per fortuna non c’è vento e non fa freddo, ma non si vede niente e la strada si è trasformata in lago. Evidentemente siamo simpatici al temporale che non ci molla fino a Calco (25k). Mi sento splendidamente, perfettamente in armonia con il mio corpo, la frequenza cardiaca è sempre molto bassa. Anche Francesco si è rilassato, il suo ginocchio regge alla grande, ci mettiamo addirittura a cantare!!! Superata Merate ci tuffiamo in discesa fino ad Olginate, istintivamente spingerei di più, ma il saggio Lorenzo ci richiama ad un passo più regolare. Calolziocorte ci accoglie con due ali di folla incitante nonostante fosse già mezzanotte, ora comincia un’altra gara, ingraniamo le ridotte e cominciamo a salire. In modo naturale, senza forzare, corricchiamo in salita, Lorenzo tiene il nostro passo camminando sfruttando le sue lunghe leve. Il percorso è splendido, quando sbuchiamo lungo la forra finale, ci sorprende un fastidioso vento che colpisce i nostri abiti ancora tutti bagnati, è il momento di tirare fuori la pettorina impermeabile che tenevo piegata nei pantaloncini e riacquisto subito il giusto calore. La fatica comincia a farsi sentire, passiamo il rilevamento cronometrico di Erve e ci alimentiamo al ristoro. In quell’istante avverto un cambiamento in me, bastano pochi secondi di sosta e comincio ad avvertire freddo, ripartiamo alla volta della macchina per cambiarci prima del sentiero e mi accorgo che non riesco a correre, mi fanno male il fegato la milza e le caviglie. Subito non do molta importanza a questo episodio, e penso: “intanto ora sono alla macchina e poi comincia la parte più bella dove mi sento a casa, la montagna”… mi stavo sbagliando… Alla macchina facciamo una sosta piuttosto lunga, circa 11 minuti, io e Lorenzo ci cambiamo gli abiti bagnati, Francesco soddisfa alcuni bisogni che “spingevano” addirittura da Osnago. Ripartiamo camminando verso la Capanna Monza. Guardo il cronometro e vedo che sarà difficile stare sotto le 4h30’, quasi impossibile, ma non importa, nella Monza Resegone il cronometro è secondario. Si vedono molte luci in fila in alto sulle rampe del Prà di Ratt, lo spettacolo è veramente bello, ma in realtà, anche se non ce ne siamo resi conto, preludeva a ciò che avremmo incontrato più avanti. Intanto ho perso la mia sintonia interna, sono stanco, molto stanco, sto arrancando anche nel tratto poco ripido del sentiero. Arrivati al bivio troviamo il Prà di Ratt letteralmente ingolfato, superare è molto difficile oltre ad essere spaventosamente faticoso, ancor peggio è stato farsi superare, talvolta maleducatamente, dagli altri. Un vero inferno, perdo il contatto con i miei compagni, non capisco più niente, vedo persone da tutte le parti, ormai sono in riserva, anzi sto finendo anche quella. Sulle ultime rampe, superate le ultime terne, mi ritrovo da solo senza sapere se i miei compagni sono davanti o dietro, il chiamo a gran voce ma nessuno risponde. Sono cotto, cerco di spingere il più possibile ma ho il fiatone. Per fortuna dopo pochi istanti arrivo al forcellino dove ritrovo Francesco e Lorenzo, da lì in poi il sentiero è libero e meno ripido, si potrebbe spingere di più ma proprio non riesco. Mi dispiace dover rallentare i miei compagni, e soprattutto mi dispiace non riuscire a godermi il tratto della gara più bello. Ricordo perfettamente che l’anno scorso, lungo il sentiero, ero pervaso da un’euforia fuori dal normale, quest’anno invece tengo la testa bassa e penso solo a mettere un passo davanti all’altro, sperando di arrivare il prima possibile alla Capanna e porre fine alla fatica. Finalmente arriviamo all’ultimo bivio, si sentono già le voci della Capanna, è fatta! Ci mettiamo in posa mano nella mano per la foto dell’arrivo. La Capanna Monza è già gremita di persone, mi congratulo con i miei compagni visivamente emozionati per l’impresa, recupero lo zaino e vado a cambiarmi. Sono letteralmente spossato, anche con i vestiti asciutti non riesco a recuperare calore, mi sforzo per mangiare qualcosa. Inutile, non riesco a recuperare, mi dispiace enormemente non condividere con i compagni la gioia dell’arrivo, ma devo entrare in Capanna al caldo. Mi accuccio in un angolino vicino al nostro amico Matteo della Croce Rossa impegnato al ponte radio, mi assopisco. Sento che la squadra 72 è arrivata, poco dopo anche la 224, anche quest’anno impresa compiuta, tutti i Porticina in Capanna!!!.
Ci si scambiano le prime impressioni e poi giù per il lungo e fangoso sentiero verso la macchina.
Alle 6.00 sono a casa e mi infilo subito nel letto, però su ogni lato mi girassi sento dolore, anche, ginocchia e caviglie. Dopo un breve sonno alle 10.00 sto già giocando a lego con il figlio!
Domenica sono uno zombie, ma davvero felice!
Il bilancio di questa mia seconda Monza Resegone è ovviamente positivo, mi sono preso anche una bella lezione di umiltà dalla montagna.
Infine ringrazio la famiglia che mi ha sopportato nel periodo pre-gara, i miei compagni di avventura e tutti i Porticina, siamo proprio un bel gruppo!!!
Ciccio
Se non fatichi come un mulo non sei contento Ciccio ????
RispondiEliminagrandissimi tutti 4.40 è un risultato fantastico!
Il tuo soffrire ha reso ancor più bello lo strepitoso risultato finale !
RispondiEliminaComplimenti Campione !