MordirocciaClaudio e PietraCiccio alle Porte di Pietra. Che
avventura… che odissea… quante cose ho imparato… ma andiamo con ordine. Le
settimane passano in fretta e in men che non si dica si avvicina il giorno
delle Porte di Pietra. Nonostante non abbia mai recuperato appieno lo sforzo della
maratona di Milano, mi sento tranquillo perché sto bene, e confido nella mia
preparazione, anche se sarà la gara più lunga che abbia mai fatto quindi piena d’incognite.
La settimana precedente sono costantemente concentrato sui preparativi, studio
metro per metro il percorso, preparo la borsa in modo scientifico, non voglio
dimenticare nulla, voglio essere pronto a tutto. Raggiungo Cantalupo Ligure la
sera prima con largo anticipo, mi godo la calma e la pace surreale di quel
paesino di 500 abitanti che sta per ospitare circa 900 atleti tra le Porte (70K
4000m D+), le Finestre (36k 1900m D+) e il Castello di Pietra (16.7k 760m D+).
Verso l’ora di cena mi raggiungono Claudio con la famiglia al completo e
Roberto che parteciperà insieme a Mich e Pani al percorso più corto delle
Finestre di Pietra. Ho l’occasione di scambiare con Roberto due piacevolissime
chiacchiere, in fin dei conti non ci conosciamo, ma qualcosa mi dice che ne
avremo di occasioni per conoscerci… Dopo la cena mi preparo per il
pernottamento in palestra, a ben pensarci saranno circa 15 anni che non dormo
per terra con il sacco a pelo e isolante, mi sento felice ed eccitato come un boy-scout
al suo primo campeggio. Nonostante la notte sia passata meglio del previsto,
credo che la mia gara sia cominciata già nel sacco a pelo, non so quanti chilometri
ho percorso rigirandomi nel tentativo invano di cercare una posizione comoda…
Alle 8 si parte! Finalmente posso scaricare tutta
l’adrenalina accumulata, la giornata si preannuncia molto calda, sono ben
rifornito di ogni tipo di integratore che offre il commercio. Dopo un paio di
salitelle utili a sfoltire il gruppo aggrediamo insieme la prima salita, la più
ripida e tecnica di tutta la gara, una parete di conglomerato fantastico che
offre un’aderenza perfetta! Al primo controllo e rifornimento (Roccaforte 11.8k
1140m D+) io e MordirocciaClaudio siamo ancora insieme, sono felicissimo, le
gambe girano a meraviglia! Stretta di lacci alle scarpe, rabbocco d’acqua e si
riparte. Dopo pochi chilometri Claudio si allontana, o meglio tiene bene il
passo mentre io comincio a rallentare, va bene così, anzi comincio a pensare
che forse avrei fatto meglio a rallentare prima. Al secondo controllo e
rifornimento (Costa Salata 21.4k 1610m D+) si fa il pieno d’acqua poiché il
successivo rifornimento sarà tra 20k circa e 1200m D+. Comincia la lunghissima
cresta che, con continui sali scendi, percorre tutto lo spartiacque della Val
Borbera. Il tracciato è stupendo, si alternano tratti in bosco e tratti in
pratoni con scorci paesaggistici notevoli dove si può ammirare l’intero ed
infinito percorso di gara. La temperatura sale e la stanchezza aumenta, lungo
questo tratto si verificheranno il maggior numero di ritiri. Il mio stomaco
comincia a fare i capricci, avverto le prime difficoltà ad alimentarmi. Sulla
cima del Monte Buio (30.4k 2400m D+) mi concedo la prima pausa, il panorama è
fantastico e mi sforzo per mangiare un panino nella speranza di rianimare il
mio stomaco. Dopo 11 minuti si riparte con il sole sempre più caldo ed alto nel
cielo. Finalmente guadagno con fatica la cima del Monte Antola (34.4k 2650m D+),
provo sollievo perché tra pochi chilometri per di più di discesa dovrebbe
esserci finalmente il ristoro. Purtroppo appena comincio a correre avverto
dolori all’addome, maledizione è lo stomaco. Ovviamente mi tocca rallentare e
camminare in tratti dove avrei potuto correre, inevitabilmente la velocità di
marcia rallenta drasticamente ed i chilometri diventano davvero infiniti.
Raggiunto finalmente il terzo controllo e rifornimento (Capanne di Carrega
40.8K 2741m D+) mi concedo un'altra lunga pausa, 13’. Mi sforzo a mandar giù
una disgustosa barretta Enervit al gusto mela, e mi impongo di bere almeno un
litro di liquidi. Sono circondato da atleti ritirati o che stanno pensando di
ritirarsi, persone sdraiate che urlano per i crampi, sicuramente l’atmosfera
non è incoraggiante, però valuto la mia condizione: indubbiamente comincio ad
essere stanco, purtroppo lo stomaco è il vero problema però fin quando riesco a
bere dovrei cavarmela. Le gambe mi sorreggono alla grande, nessun dolore dalle
articolazioni, ovviamente ogni velleità cronometrica è saltata, quindi penso
che mal che vada la cammino tutta però a Cantalupo ci arrivo. Dopodiché
commetto un grave errore di valutazione del percorso; infatti penso che il
grosso delle salite sia ormai alle spalle, invece ero solo a poco più di metà del
dislivello da compiere… Insieme ad
alcuni superstiti riparto pensando solo al successivo rifornimento tra “soli”
9K valutando insieme agli altri il tempo
necessario. Qualcuno sentenzia un’ora, ma viene subito zittito con una grossa
risata, forse stamattina ci avremmo messo un’ora, in queste condizioni almeno
1.5/2 ore… ci impiegherò 2.5 ore… Supero il Monte Carmo, poi il Monte Legnà,
poi il Monte Cavalmurone, tra di questi inoltre ci sono altre piccole cime
senza nome. In questo tratto il paesaggio è prevalentemente erboso, lo sguardo
si perde all’orizzonte cercando il percorso di gara, ma in qualunque direzione osservi
trovo solo creste infinite. Il digiuno forzato ormai da alcune ore affievolisce
progressivamente le mie forze, ne sento la mancanza soprattutto in salita.
Raggiungo sempre più stanco il quarto punto di controllo e rifornimento
(Capanne di Cosola 49.2K 3545m D+), e
per la prima volta nella mia “carriera” di runner mi si prospetta il fantasma
del cancello orario. Al controllo precedente avevo due ore di margine, ora ne
ho poco più di una, in soli 9k mi sono mangiato quasi un’ora. Non perdo tempo,
rabbocco le borracce e via di nuovo, subito in salita. È la volta del Monte
Chiappo e poi il Monte Ebro, cima Coppi del percorso. Su quest’ultima salita lo
stomaco mi abbandona definitivamente, comincia una lunga discesa che entra nel
bosco, appena accenno a correre l’addome urla in preda a crampi e spasmi. Mi
viene il fiatone, ho il formicolio alle labbra, cominciano a tremarmi le mani, mi
preoccupo. Intravvedo uno spiazzo e decido di fermarmi, mi accorgo che ci sono
delle persone ad un casolare, mi butto a terra, comincio a tremare tutto. Un
signore percepisce nel mio sguardo la richiesta di aiuto e corre in mio
soccorso, la prima cosa che gli chiedo è se ha una macchina. Lui mi risponde di
si con una certa titubanza, più tardi capirò la ragione di quella titubanza; il
percorso in quel tratto ha valicato lo spartiacque, pertanto per raggiungere la
base con la macchina si dovrebbe fare un lungo tragitto passando addirittura da
Tortona. Mi trascina dentro il casolare (che poi scopro essere il Rifugio
Orsi), mi sdraio su una panca vicino alla stufa a legna, mi riposo per circa
venti minuti, recupero calore e smetto di tremare, evidentemente nel bosco
umido, con il sole ormai al tramonto, avevo perso tutto il calore accumulato
durante la giornata sotto il sole cuocente. Infine un tazzone di thè caldo al
limone con un quintale di zucchero compie il miracolo e mi si riapre lo
stomaco. Ingurgito tutti gel che avrei dovuto mangiare nelle ore precedenti,
bevo oltre un litro di acqua, letteralmente resuscito. Non smetterò mai di
ringraziare quegli angeli custodi del Rifugio. Mi copro e con nuove energie
riprendo la gara. Mi metto a correre, raggiungo un gruppetto poco più avanti e
prendo il loro passo, l’unione fa la forza. Valichiamo le ultime due cime della
giornata, il Monte Gropà e il Monte Giarolo, dal quale comincia la lunghissima
discesa fino all’arrivo (10K). Ormai è tardi, gli SMS di incitamento degli
amici da casa funzionano, avviso Claudio che avrà ormai già fatto la doccia,
che sono molto in ritardo e di non aspettarmi. Il sole è tramontato, passo
dentro ad una faggeta secolare dove una grande varietà di uccelli sta cantando,
sembra uno di quei CD newage, fantastico! Raggiungiamo il quinto ed ultimo
controllo (Piani San Lorenzo, 65.8K 3850m D+), ultimo rabbocco d’acqua, indosso
la frontale e di nuovo giù verso l’arrivo. Alterno la corsa al cammino e
finalmente dopo ore di attesa intravvedo il paese. Corro tra le stradine di
Cantalupo Ligure desolate con una gioia immensa, mi accorgo di avere la lingua
di fuori, come un vezzo per dimostrare la mia felicità. I pochi rimasti all’arrivo
battono le mani, evviva ce l’ho fatta!!! Ultima sorpresa, all’arrivo trovo
Luigi, il salumaio di Morgex, il mio grande amico della Val d’Aosta, ha fatto
le Finestre e non mi ha detto niente per farmi una sorpresa!!!
14h13’, un tempo alto ma oggi mi sento di aver compiuto una
piccola impresa, il caldo ha reso durissima una gara già di suo molto faticosa,
i numeri parlano chiaro, su 308 partiti 112 ritirati. Claudio strepitoso ha
chiuso in poco più di 11h, sei proprio forte uomo! Complimenti anche a Roberto
che ha portato a termine le finestre in 6h26’. Purtroppo non sono riuscito ad
incontrare Pani e Mich, e mi dispiace molto per loro che non siano riusciti a
chiudere la gara, ci rifaremo l’anno prossimo!
Nonostante tutto sono estremamente contento e soddisfatto,
il bilancio della gara è decisamente positivo. Organizzazione ottima, percorso
fantastico, molto vario mai noioso, si alternano continuamente tratti in boschi
di varia natura con pratoni panoramici. A parte il primo tratto le pendenze non
sono mai eccessive, ad averne ce ne è da correre, bisogna anche essere abituati
ai continui cambi di ritmo. Sono molto soddisfatto di aver tenuto duro fino
alla fine, e di come sono riuscito a gestire la crisi. Ho imparato molte cose,
una bella lezione di umiltà, ora penso solo al Valdigne, e a come gestirò
meglio le energie soprattutto all’inizio!
Alla prossima uomini!
Ciccio