Ricordo ancora quando a gennaio, colto da un attacco compulsivo
ossessivo, nell'ultimo giorno disponibile, mi sono iscritto al sorteggio per
partecipare alla CCC. Ero nel pieno della mia pubalgia, non correvo già da
alcuni mesi (da ottobre), e non vedevo la luce in fondo al tunnel. Ogni volta
che provavo a correre anche solo 8k in piano, passavo giorni piegato dal
dolore. Come potevo pensare di riuscire a farne 100 in montagna con oltre 6000
m di dislivello??!!
In realtà quando mi sono iscritto al sorteggio, ero convinto di
non essere preso al primo colpo, pensavo già all'anno successivo. Quando ho
saputo che ero tra gli estratti, lo stupore iniziale si è trasformato
velocemente in preoccupazione, ed ora come faccio?
Ho cambiato ortopedico, sono andato da un osteopata, ogni sera a
casa facevo oltre un’ora di ginnastica specifica per la pubalgia, avevo un
obbiettivo, c’erano ancora molti mesi però la strada era molto lunga… tutta in
salita…
Progressivamente allungo il chilometraggio degli allenamenti, stringo
i denti, introduco le prime salite, alterno periodi di euforia a profonde depressioni.
La prima vera svolta avviene a marzo dopo il primo allenamento in montagna (il
solito Cornizzolo con d+ 1000m), mi aspettavo i soliti dolori ed invece nulla.
Sono troppo contento, la sera stessa compro le scarpe nuove e comincio ad iscrivermi alle gare.
I mesi passano velocemente, la forma fisica comincia a migliorare,
anche se recuperare tanti mesi d’inattività non è facile e veloce; inoltre,
ogni tanto, qualche dolorino mi riporta con i piedi per terra costringendomi a
rallentare la progressione degli allenamenti.
Finalmente arrivano le gare, ResegUp (22k), Gran Paradiso Trail
(47k) ed il Gran Trail Courmayeur (80k) vero banco di prova per la CCC. Proprio
durante il GTC al 50mo Km vivo una profonda crisi, fortunatamente non legata ai
problemi fisici, ero semplicemente spompato, vuoto, senza più energie. Riesco a
terminare la gara grazie ad una grande forza
di volontà e ad altri due runner che nel frattempo mi hanno raggiunto e
con i quali ho fatto gruppo. Se fossi rimasto da solo, mi sarei ritirato
sicuramente. Anche l’anno scorso alle Porte di Pietra (70 Km) avevo vissuto una
crisi simile, comincio seriamente a pensare di non essere per nulla adatto per
gare così lunghe, mi manca ancora la giusta esperienza.
Credo di aver spiegato bene il perché non mi sentivo pronto per
una gara da 100 Km...
Io, Ruggiero e Claudio alla partenza |
La sera precedente, ospiti nella fantastica casa di Ruggiero,
comincia il solito teatrino: cosa porti nello zaino… come ti vesti… farà freddo
di notte… quanti integratori porti… La notte passa insolitamente tranquilla con
una bella dormita…
Ci siamo, il momento tanto atteso ed in parte temuto è arrivato,
alla partenza ci si rende conto della dimensione di questa gara. Siamo 1909
alla partenza, suddivisi in tre scaglioni che partiranno con ritardi di 15
minuti. Io sono nel terzo, mi metto quindi in coda in fondo al gruppo. La
tensione sale, l’adrenalina è alle stelle, incontriamo anche i nostri
inseparabili ed insostituibili sostenitori, Massimo, Lara e sua sorella Elisa
(esattamente come al GTC…). Lo speaker annuncia un minuto alla partenza, si
alza il volume della musica di Vagelis (colonna sonora dell’UTMB), 3, 2, 1,
VIAAA! Parte il primo scaglione, anche se devo aspettare ancora 30 minuti per
il mio turno ho i brividi per l’emozione. Dopo esattamente 15 minuti lo stesso
copione… 3, 2, 1 via! Ancora brividi e pelle d’oca. Come dopo la prima partenza
ci si sposta tutti in avanti ma questa volta non ci si ferma… si comincia a
correre! Ma come, io sono nel terzo scaglione! Che cosa è successo? Non mi
preoccupo più di tanto e comincio a correre anch'io, non avevo neanche attivato
il GPS…
La lunga fila indiana fino alla Tète de la Tronche |
Mi sento davvero bene, in discesa comincio a superare parecchi
runner. Al primo ristoro (Rifugio Bertone 14.7 Km) mi impongo di mangiare e
bere ben più di quanto ne sentissi il bisogno, ho deciso di seguire il
consiglio di alcuni amici, mangiare e bere tanto soprattutto nella prima parte
della gara quando lo stomaco è ancora a posto. Il meteo è perfetto, temperatura
ideale, venticello gradevole, anche il Monte Bianco e le Grandes Jorasses ogni
tanto ci salutano da dietro le nuvole di alta quota. Mi sono riempito le scarpe
di terra e comincio ad avvertire fastidio, decido quindi di fermarmi ad un
ruscello per un bel pediluvio. La scelta risulta azzeccata anche se mi fa
perdere parecchie posizioni; infatti mi si sta formando una vescica, per
fortuna in un posto che non da fastidio alla corsa.
In prossimità del ristoro
successivo (Rifugio Bonatti 22.1 Km) comincio a superare un po’ di gente in
salita, per recuperare un po’ di posizioni e per fare un po’ il buffone sapendo
che ci sono Massimo, Lara ed Elisa ad aspettarmi… decido quindi di tagliare
l’ultima curva del sentiero andando dritto per la massima pendenza. Quando arrivo
al chek point il giudice di gara vuole infliggermi 5 minuti di penalità per il
taglio… cosa??!! Non ci posso credere, non perdo un secondo e corro giù a
rifare la curva giusta… Due parole con gli amici, riempio le borracce, e di
corsa verso il ristoro successivo (Arnuva 27.3 Km), dove trovo a sorpresa
Luigi, il mio grande amico di Morgex! Che bello avere gli amici al seguito!
Anche a questo ristoro stesso copione, ingurgito più cibo possibile, bevo,
riempio le borracce, due parole con Luigi e poi via, verso la lunga salita al
Grand Col Ferret. Ho deciso questa volta di andare tranquillo senza però
perdere troppo tempo ai ristori, giusto il necessario. Affronto la seconda
salita della giornata con il mio passo abbastanza tranquillo ma costante, circa
15 m/min di velocità verticale. Fortunatamente la lunghissima fila indiana dei
primi chilometri si è spezzettata, il sentiero è largo e supero facilmente alcuni
corridori. Mi concedo anche una telefonata alla moglie prima di scollinare in
Svizzera. Il Grand Col Feret è semplicemente fantastico, non c’ero mai stato,
isolato, da ogni lato si dipartono lunghe e bellissime vallate.
Massimo e Lara, preziosissimi |
Comincia il tratto di gara che temo di più, la lunga discesa
(quasi 20 Km) fino a Champex. Il sentiero è perfetto, senza grossi ostacoli,
comincio a correre sempre più veloce. È una vera goduria. Supero, “…attention à
la gauche!… à la droite!…” Le gambe girano a meraviglia, nessun dolore. Sono
felice.
Nonostante le splendide sensazioni la stanchezza comincia a farsi
sentire, la salitella prima di Champex mi prova parecchio. Entro nel ristoro
principale della gara (Champex, 55.9 Km, d+ 3370m, 11h17’ di gara) ed avverto
avvicinarsi la mia solita crisi. Lo stomaco si chiude, ho i brividi, mi sento
spossato. Recupero un po’ di cibo e trovo a fatica un posto libero su di una
panca, è la prima volta dalla partenza che mi siedo. Provo a mangiare ma non
scende niente, mannaggia proprio non ci voleva. Sono preda dello sconforto, per
la prima volta dalla partenza ho pensieri negativi. Penso che questa volta non
ce la faccio, mancano ancora troppi chilometri, sta cominciando la notte… ho
guadagnato quasi tre ore dal cancello orario, quindi decido di coricarmi e
vedere come va. Chiudo gli occhi, forse mi addormento per 15 minuti.
Miracolosamente i brividi terminano, sento tornare un po’ di forze, e con loro
anche il morale. Purtroppo lo stomaco rimane chiuso, mi violento per mandare
giù uno schifoso gel energetico. Mi cambio calze, pantaloni e maglietta per
affrontare la notte, anche se per un errore da vero principiante, non avendoli
protetti nello zaino con un sacchetto, li trovo più sudati di quelli che
indossavo… Mi faccio coraggio, guardo il cronometro, sono fermo da quasi
un’ora!!! Non c’è più tempo da perdere. Analizzo il percorso, mancano tre
tratti quasi uguali di circa 15 Km, ciascuno con una salita di circa 900 m. Mi
concentrerò su un tratto alla volta e vediamo quello che viene.
Appena esco dal tendone mi accolgono un vento freddo e l’oscurità
della notte, i primi passi sono ridicolamente rigidi. Poco a poco riacquisto
calore ed i muscoli si sciolgono. Non posso crederci, sto correndo! Sono di
nuovo in gara, sono di nuovo felice! La notte è fantastica, la montagna è
fantastica. Affronto la salita molto concentrato, osservo spesso il
GPS-altimetro, velocità verticale costante tra 13 e 15 m/min, frequenza
cardiaca ottima attorno a 120 bpm. Mi ritrovo a trainare un bel gruppetto
superando altri runner. Nel frattempo anche lo stomaco torna a posto, acciuffo
dalle tasche dello zaino qualche schifoso gel energetico e riprendo a recitare
la stessa frase che mi ripeto ogni 15 minuti dalla partenza: mangia, bevi e
rilassa le spalle.
Completamente meravigliato per la mia resurrezione arrivo
rapidamente al ristoro di Trient (72.1 Km, d+ 4284 m, 19h08’). Mangio
abbondantemente e dedico un po’ di tempo a leggere i messaggi sul cellulare d’incitamento
di amici e colleghi. Provo molto piacere e mi da forza, ad alcuni rispondo.
Nonostante non fossi mai solo sul cammino, non ho mai provato una tale
solitudine, non ho praticamente mai incontrato un italiano, solo gente da tutte
le parti del mondo, prevalentemente francesi ma anche sud americani,
australiani, canadesi, greci, rumeni, polacchi, danesi… non parlo con nessuno
da ore.
Riparto concentrato sul secondo tratto, ormai sono una macchina,
passo costante in salita e di corsa in discesa. Nonostante l’inevitabile
stanchezza, continuo ad essere pervaso dalla felicità, come raramente mi capita
sto godendo del momento esatto che vivo!
Arrivo nel cuore della notte al ristoro di Vallorcine (80.3 Km, d+
5143m, 19h08’), pensavo di soffrire di più la privazione di sonno, invece reggo
bene. L’unico cibo che scende nello stomaco ormai è il brodino. Manca l’ultimo
tratto, 20 km con la solita salita di 900 m circa, non sono pochi, però ho
ancora un buon margine sul tempo limite e mi sento bene, anche se molto stanco.
Aiguille Rouge all'alba |
Riparto determinatissimo, incitato anche da un messaggio di Paolo
(alle 4.35 di notte!!!). Affronto l’ultima salita con la consueta
concentrazione, il ritmo è ancora decente. Finalmente torna la luce. Vedo
l’ultimo colle (Tète aux Vents 86.3Km, d+ 6000 m), il panorama è fantastico, l’Aiguille
Rouge, il Monte Bianco in lontananza. Anche se mancano ancora 15 lunghi
chilometri di faticosa discesa comincio a convincermi di avercela fatta, sto
ancora sorprendentemente bene!
Come al solito i primi passi in discesi sono molto insicuri, poi
man mano che si riattivano i muscoli la corsa diventa più fluida. A questo
punto mi viene una inspiegabile fame di classifica, corro sempre più forte,
supero. All’ultimo ristoro mi fermo solo 30 secondi per un thè caldo, mancano
meno di 8 Km, vedo Chamonix in fondo alla valle. Corro sempre più veloce,
supero una settantina di persone, è incredibile dal mio corpo non arrivano più
segnali. Sono letteralmente euforico, ad ogni persona che mi incita aumento il
passo. Ci sono, quando arrivo a Chamonix ho le lacrime agli occhi, corro tra la
gente con la lingua di fuori, vorrei abbracciare tutti. Ultima curva, vedo il
traguardo, urlo qualcosa per la gioia, sono così eccitato che non capisco più niente.
Ho sognato a lungo questo momento e vorrei che non finisse mai! Sento lo
speaker che urla “…Luca Bellardò bien venu a Chaminix!!! Luca Luca Luca
Lucaaa!!!...”. È incredibile, indescrivibile, salto il traguardo, sono
letteralmente euforico, incredulo, mi sento come se avessi vinto la gara, in
realtà ho vinto la mia gara!
Fermo il cronometro e vedo 23h53’, addirittura sotto le 24 ore!!!
Nell’ultimo tratto ho davvero corso veloce, ormai non ci speravo più, in fondo
l’obbiettivo era terminare la gara.
Chamonix, 101 Km, dislivello cumulato 6100m, 23h52’37’’,
classifica 821 su 1909 partiti e 1320 finisher (589 ritirati).
F I N I S H E R !!!! |
Sono immensamente soddisfatto, non poteva andarmi meglio, sono
riuscito a superare la crisi e a godermi tutta la gara fino alla fine! Il voto
è ovviamente 10 e lode, percorso e partecipazione sublime, organizzazione
perfetta (quasi maniacale)!
Auguro a ciascun runner di provare un giorno la mia stessa gioia e
soddisfazione.